giovedì 15 novembre 2018

Marie Curie


C’è nella vita di Marie Curie una tale quantità di grandi fatti che si sarebbe tentati di raccontare la sua storia come una leggenda” (Eve Curie).

Marie Curie (all’anagrafe Marya Salomee Sklodowska) è la scienziata simbolo del valore delle donne in campo scientifico. Immagine straordinaria di una persona in grado di conciliare l’impegno dell’essere scienziato con quello della vita famigliare e di coniugare in Se l’amore per il sapere e la sensibilità sociale e il disinteresse per ogni forma di arricchimento personale. Una donna “dolce, testarda, timida, curiosa di tutte le cose” e capace di applicarsi con successo a tanti ambiti e problemi, siano essi scientifici o sociali. Ad oggi, resta l’unico scienziato ad avere vinto due Nobel in campo scientifico.

Marie nasce a Varsavia, in Polonia, il 7 novembre 1867, quinta figlia di un padre insegnante di fisica e di una madre direttrice di scuola. E’ il papà che le trasmette i primi rudimenti di matematica, fisica e chimica e una indomabile passione per la ricerca scientifica.
Da adolescente, nella Varsavia occupata dai Russi, partecipa alle attività segrete di un circolo di giovani, e fa le sue prime esperienze di impegno politico e sociale, ma è dalla scienza che si sente attratta e ad essa successivamente consacrerà la sua vita e il suo intelletto. La scienza per Marie è progredire nel sapere e unico modo per migliorare il mondo e promuovere il bene generale dell’umanità. Il fascino per la scienza diviene così inseparabile dall’impegno sociale.
Alle donne di quel tempo, e per tanti anni ancora, non era permesso accedere all’Università e tantomeno dedicarsi al sapere.
La vita di Marie sembra segnata da un destino già deciso, ma la giovane matura presto altre convinzioni e mossa da ideali scientifici e umanitari decide con la sorella maggiore Bronya di sfidare la sorte e delineare per entrambe un futuro di studi e di educazione accademica. Marie subito dopo le superiori lavorerà come istitutrice - presso una ricca famiglia di Varsavia - per mantenere Bronya agli studi di medicina a Parigi, e dopo la laurea, la sorella farà altrettanto per lei. Il sodalizio funziona e a ventiquattro anni, Marie approda alla Sorbona.
La sua casa parigina è una soffitta del quartiere Latino, al sesto piano e senza riscaldamento. Sopravvive con pochissimo: un po' di pane, frutta, tè e cioccolata, una pila di vestiti sotto i quali dormire per non congelare. E’ una giovane studentessa “bella, povera e malnutrita, ma piena di sogni” ed ossessionata dagli studi, e nel giro di tre anni si laurea in fisica e matematica alla Sorbona, il tempio del sapere in Europa. Il piano è diplomarsi come insegnante e tornare a Varsavia. Dopo la laurea le viene assegnata una borsa di studio per analizzare le proprietà magnetiche dell’acciaio.
E’ in questi anni che conosce Pierre, un giovane e brillante fisico, che diventerà poi suo marito e soprattutto il suo inseparabile compagno di straordinarie avventure scientifiche.
Inizia un periodo fortunato per Marie e pieno di soddisfazioni scientifiche e famigliari. Nascono Irène e Eve, ed attraverso una solidale organizzazione familiare riesce a crescere ed educare le due figlie e a condurre esperimenti che segneranno la storia della fisica e della chimica.
Il fisico Henri Becquerel, nel 1896, scopre quasi per caso la proprietà radioattiva dell’uranio. Mentre studiava la fosforescenza dei sali di uranio, si era accorto che il materiale emetteva raggi in grado di impressionare una lastra fotografica, anche senza bisogno di eccitazione da parte della luce solare.
Marie nel 1897 sceglie di studiare il fenomeno utilizzando uno strumento messo a punto e perfezionato da Pierre: l'elettrometro, capace di misurare le correnti elettriche deboli. La sua è un'analisi sistematica dell'uranio in diversi composti e in diverse condizioni, che la porta a una prima, straordinaria conclusione: l'emettere radiazioni è una proprietà atomica dell'elemento uranio (che Marie chiamerà radioattività) e che non può essere modificata da alcuna procedura chimica.
Questa ipotesi speculativa - rivoluzionaria a quei tempi - ossia che il fenomeno della radioattività abbia origine nell'atomo, da vita a nuovi ed importanti orizzonti di ricerca per i coniugi Curie.
Marie e Pierre decidono, nel 1898, di indagare in modo sistematico tutti gli elementi della tavola periodica e scoprono due corpi in grado di emettere radiazioni superiori all’uranio. Il polonio, così denominato in onore del paese natale di Marie, e il radio per la sua intensa radioattività. La scoperta di questi due nuovi elementi radioattivi non è l’esito di un programma esclusivamente sperimentale, ma parte dalla ipotesi che la radioattività è una proprietà essenziale, intrinseca dell’atomo, e che anche successivamente avrà un impatto teorico enorme.
Ai coniugi Curie e a Becquerel, nel 1903, verrà assegnato il premio Nobel per la fisica, a causa della scoperta della radioattività. Il primo premio Nobel della storia, fu consegnato nel 1901, Marie fu la prima donna a vedersi riconosciuto l’importante premio.

Nel 1906 Pierre muore a soli 47 anni, travolto da un carro mentre torna a casa.
Marie cade in una profonda depressione, saranno pochi amici a risollevarla dal triste momento. Dopo un po’ di tempo riprende i suoi studi e le sue ricerche scientifiche e le venne assegnata la cattedra di fisica alla Sorbona, che fu del marito, prima donna ad assumere un ruolo da professoressa nella prestigiosa università parigina.
Nel 1911 le viene assegnato il premio Nobel per la chimica, poiché l’anno prima riesce ad isolare il radio sotto forma di metallo, per renderlo più facilmente lavorabile, implementando così innumerevoli applicazioni pratiche, soprattutto in campo medico. Per diversi anni fu l’unica donna a partecipare ai Congressi Solvay di Bruxel, che riunivano tutti i più grandi scienziati della fisica internazionale.

Tante sono le occasioni in cui la passione e l’amore per la cultura e la scienza, si manifestavano, in Marie, unite a un profondo e concreto impegno umanitario e sociale. Marie credeva molto nell’universalismo della conoscenza scientifica e delle sue applicazioni, ma da condividere pacificamente fra tutte le nazioni. Gli orrori della prima guerra mondiale l’avevano fermamente convinta che il progresso intellettuale e culturale sia il fondamento del progresso sociale e politico e che quindi il miglioramento della società dovesse cominciare con il miglioramento intellettuale delle persone, degli uomini e delle donne.
Durante la prima guerra mondiale donò il suo ingegno e il suo lavoro alla Francia, che l’aveva ospitata e le aveva offerto l’opportunità di studio e di ricerca scientifica.
Si dedicò, insieme alla figlia Irène, all’organizzazione di venti auto radiologiche mobili (le petit Curie) dotate di strumentazioni per i raggi X, di lastre fotografiche e di ampolle contenenti radon. Nascono così le prime unità mobili di soccorso radiografico che possano raggiungere le zone più difficili (una la guiderà di persona, con una fascia della Croce Rossa al braccio). Fino ad allora, il check up delle mutilazioni inferte ai soldati erano disordinate e casuali: sarà Marie, con l’aiuto della figlia Irène, a istruire il personale di soccorso, medici ed infermieri, su come leggere le radiografie.
Dopo la fine della guerra, fondò l’Istituto Curie per la radioattività, una struttura che unisce la funzione di centro di ricerca accademico sui fenomeni radioattivi e quella delle applicazioni industriali, un sogno lungamente condiviso con suo marito Pierre.

Nella sua apprezzata e clamorosa carriera scientifica non mancarono momenti bui, come la morte dell’amato marito Pierre, il rifiuto dell’Accademia delle Scienze di Parigi di annoverarla tra i suoi membri, e le esagerate accuse sulla stampa, sia in Francia che all’estero, che riguardarono il suo comportamento privato e la sua storia d’amore con un suo collega ed amico, ma anche il suo status di immigrata e la sua competenza scientifica.

Negli ultimi anni della sua vita, anche se afflitta da gravi dolori ed affaticamenti a causa della lunga esposizione senza protezioni alle radiazioni, partecipa a convegni e seminari per la diffusione della cultura scientifica.
Uno scienziato nel suo laboratorio – racconta Marie Curie ad un convegno sulla promozione della cultura scientifica, nel 1933 – non è soltanto un tecnico, è anche un fanciullo posto di fronte a fenomeni naturali che lo impressionano come un racconto di fate. Dobbiamo avere un mezzo per comunicare questo sentimento all’esterno, non dobbiamo lasciar credere che ogni progresso scientifico si riduca a macchine e ingranaggi. L’umanità ha bisogno di uomini e di donne d’azione, ma anche bisogno di sognatori e di sognatrici, per i quali e le quali perseguire disinteressatamente un fine è altrettanto imperioso quanto è per loro impossibile pensare al proprio profitto”.
Muore nel 1934 e fu sepolta accanto al marito in un cimitero di campagna tra i fiori dell’estate e il silenzio riservato alle persone semplici. Nell’aprile del 1995,  le sue spoglie e quelle di Pierre furono trasferite al Pantheon, tra gli immortali e le anime illustri della Francia e del mondo intero. Marie è la prima donna della storia ad aver ricevuto questo onore.


bibliografia essenziale
Eva Curie, Vita della signora Curie, Mondadori, 1946
Marie Curie, Autobiografia, Castelvecchi, 2017
Marie Curie, Pierre Curie, Cuen, 1998
Giuseppe Bruzzaniti, Marie Curie - la scoperta della radioattività, Le Scienze 2012

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