sabato 19 maggio 2012

Un Tutor attentissimo


Caro Padre Michele GRAZIE.

Alla tua scuola, alla tua attenzione discreta e competente sono cresciuto per tanti anni e te ne sono grato.

I tuoi suggerimenti, sempre puntuali, significavano per me interesse per le persone e per la loro crescita umana e professionale e ogni volta mi scuotevano e mi costringevano a scavare, a riflettere, a praticare e a migliorare.
Eri un punto di riferimento, anche quando la malattia ti allontanava dalla redazione della rivista per lunghi periodi. Il tuo ritorno era una gioia per tutti noi, era un'energia e una tensione positiva che si diffondeva dallo spazio fisico al cuore, alle menti e all'impegno giornalistico. Tutte le volte,  al momento del tuo ritorno - anche se questo si ripeteva puntualmente - mi stupivano le tue parole indirizzate ad ognuno di noi, anche nel segreto della comunicazione privata. Mi accorgevo che nonostante tu fossi stato lontano per mesi, la tua intelligenza, il tuo interesse e il tuo amore per ciascuno di noi e per la storia e la vita della rivista, erano stati vigili, appassionati, amorevoli. Ci avevi curato nel tuo cuore e nei tuoi pensieri e al ritorno - stupendamente - avevi tante cose da dirci, tante raccomandazioni e tanti suggerimenti da offrirci. Ma non cose generiche ed impersonali, che si potevano perdere nella generalità delle tante comunicazioni ma parole puntuali, piccoli doni che sa offrire solo un tutore che custodisce in ogni istante il cammino del suo discente e che ha a cuore la sua crescita e con rispetto e delicatezza gli accende luci, gli offre sentieri, gli da ristoro e fiducia e nuovi stimoli per superare ostacoli e intravedere nuove mete. Eri sempre  attentissimo a ciascuno di noi ed ogni volta mi stupitivi.
La relazione e il comitato di redazione sono state una delle tue scuole, lo spazio in cui esercitavi il tuo ruolo da maestro e a me appassionava e partecipavo sempre volentieri e con interesse perché mi apriva sempre nuove ricchezze umane ed intellettuali.
In due o tre occasioni ho descritto cosa tu significavi per la rivista e per tutti noi, prendendo a prestito l'idea espressa dal titolo del libro di J. Monod:  Il caso e la necessità, due categorie che si incontrano e da cui nasce la riflessione, l'impegno, il rispetto e la cura umana.
Tu ridevi e apprezzavi l'idea, il tuo sguardo si illuminava. E' anche da questi due elementi che sono scaturiti i tanti semi che ci hai offerto.
Ti voglio ricordare anche con le parole di una bella canzone di F. Guccini, perché tante volte mi tornavano in mente quando mi avvicinavo al tuo sguardo, alle tue parole e ai tuoi pensieri:  "... Un Vecchio e un bambino / si preser per mano / e andarono insieme incontro alla sera. [....] E poi disse al Vecchio con voce sognante: / Mi piaccion le fiabe, / raccontane altre".

giugno-luglio 2004 

Nessun commento:

Posta un commento