sabato 21 maggio 2011

Poca Università per i disabili


Sono ancora troppo pochi i disabili che si iscrivono all'università. I problemi principali sono di tipo economico e logistico ma non mancano quelli legati all'integrazione e agli spostamenti.

Circa mille sono gli studenti disabili nel nostro Paese, ottocento dei quali usufruiscono dei benefici e degli interventi per il diritto allo studio. Pochi nei confronti di una popolazione studentesca che quest'anno ha superato la soglia di un milione e 600.000 iscritti distribuiti nei 64 atenei, e pochi rispetto al totale dei disabili del Paese, circa 1.300.000, di cui 100.000 potenziali universitari.
Numerosi, inoltre, gli ostacoli che lo studente disabile incontra nel garantirsi una qualità e un inserimento pieno nella vita universitaria. In primo luogo ci sono le difficoltà economico-finanziarie per garantire servizi e assistenza necessaria. “Far fronte ai costi non è facile - spiega il professore Francesco Santarelli, presidente dell'Azienda per il diritto allo studio di Bologna – ma occorre che le istituzioni per il diritto allo studio si impegnino di più trovando nuovi e diversi strumenti; per esempio favorendo il volontariato e l'associazionismo che permettono piena efficienza nel servizio a costi contenuti”.

Tanta comunque può essere la differenza tra la fruizione dei servizi da parte del disabile e il suo effettivo inserimento nella vita universitaria. “Recentemente è venuto da me un docente del nostro ateneo – racconta la dottoressa Carbonari, responsabile del Dipartimento affari sociali dell'Università  "La Sapienza" di Roma, presso cui è attivo da anni, un gruppo di lavoro sull'integrazione del disabile nell'ambiente universitario - e mi ha detto, mi sento a disagio davanti ad un invalido, non so neanche come dirgli buongiorno”.
Quanto alle barriere architettoniche, esistono in numerose università appositi numeri di telefono per segnalarle, ma non ci sono solo quelle fisiche da rimuovere. “Per me non vedente - dice Antonio, 27 anni, iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Roma - è una barriera non poter accedere alle bacheche su cui sono scritte le date degli appelli, o acquisire informazioni tramite il libretto elettronico che non è provvisto di alcuna strumentazione che consenta una lettura alternativa a quella in video”.
Ma la contraddizione legislativa non è da meno. Il recente decreto del presidente del Consiglio dei ministri, attuativo della legge 390 del 1991, che stabilisce le nuove modalità di accesso agli interventi per gli studenti più bisognosi e molte delle leggi regionali, a cui è demandata la regolamentazione del diritto allo studio, richiedono per tutti gli studenti indistintamente le stesse condizioni di merito accademico; è più che mai evidente come questo sia illogico e fuori luogo.
Spesso, dagli Enti per il diritto allo studio, vengono elargiti, come forma di assistenza, contributi straordinari o integrazioni della borsa di studio, eventualmente convertibili in acquisto di ausili didattici o attrezzature specifiche.
In pochissime città sono disponibili posti alloggio adeguatamente organizzati, un servizio di accompagnamento alle lezioni o di assistenza giornaliera. Quasi inesistenti sono gli interventi tendenti ad una seppur minima integrazione del disabile all'interno del contesto cittadino ed universitario, anche al di fuori delle attività didattiche.
L'impressione è che tutta la materia dell'accesso all'istruzione universitaria per il disabile sia da rivedere, da ridefinire, da rendere più rispondente alle esigenze particolari e più diverse che ci sono o che possono manifestarsi.

© AF, settembre 1994


foto dal sito: WISE

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