sabato 27 febbraio 2010

Adolescelza e indentità



La formazione della propria identità personale è un processo che non si arresta mai e che nel periodo dell’adolescenza è caratterizzato da due fasi cruciali: la “crisi” e l’”impegno”.

Il processo di formazione dell'identità della persona, o meglio, la ricerca e la costruzione della propria "identità psicologica", è un compito evolutivo caratteristico dell'adolescenza, il più importante e secondo Erik H. Erikson (psicologo, terapeuta e precursore di questi studi), così complesso da durare tutta la  vita.
Ogni persona, a partire dai primi anni di vita, viene costruendo una propria identià personale, ossia si viene formando come una personalità diversa da tutte le altre. Personalità con caratteristiche corporee irripetibili e inconfondibili (la fisionomia, la struttura corporea, la voce, ecc...), con un insieme di capacità fisiche e mentali, di conoscenze ed interessi, con uno stile proprio di percepire e valutare la realtà, di affrontare le diverse situazioni e di esprimersi attraverso le varie forme di linguaggio. Parallelamente a questo processo se ne svolge un altro, altrettanto importante e complesso: quello relativo al "senso della propria identità" e cioè alla "idea di sé". Mentre l'"identità" - secondo Erikson - riguarda ciò che si è (di volta in volta e nelle varie fasi dello sviluppo), il "senso della propria identità" riguarda ciò che si pensa o si sente di essere, o ciò che si pensa di essere stati e ciò che si vorrebbe essere.

Egli concepì la vita di un individuo come una successione di otto fasi, che vanno dal primo anno di vita fino alla vecchiaia, a ognuna delle quali è associata una particolare funzione evolutiva di natura psicologica. Inoltre, ognuna di queste fasi è caratterizzata da una "crisi" relativa ad "un compito fondamentale", che implica un conflitto bipolare da affrontare e risolvere. Tale conflitto può essere risolto pienamente, cosa che costituisce la premessa per ulteriori progressi, o invece risolto solo in parte, con conseguenze negative e difficoltà che si faranno sentire nelle fasi successive, soprattutto riguardo l'orientamento della persona verso l'ambiente e il contesto storico sociale.
Il paradigma centrale della quinta fase - identità e confusione dei ruoli - identifica il periodo dell'adolescenza (mentre le prime quattro rappresentano il ciclo di vita dall'infanzia alla preadolescenza e le altre tre identificano la giovinezza, l'età adulta e la maturità) e costituisce l'apice nella ricerca dell'identità. Questa fase è caratterizzata da un tentativo prolungato di dare un carattere sintetico alle identificazioni passate e presenti, ai desideri di autorealizzazione, ai sentimenti verso di sé e verso gli altri e anche agli orientamenti verso il futuro. Il successo di questo tentativo porta ad un senso di sé come totalità unitaria, coerente ed anche "unica", ben individualizzata e irripetibile. Mentre un fallimento porta ad una "identità diffusa", sfuocata, senza un nucleo ben definito, con elementi contraddittori e non risolti.
Un elemento della identità diffusa al quale vorrei accennare, anche per meglio intravedere il tema è quello della "identità negativa". In questo caso, l'adolescente (maschio o femmina) adotta una identità esattamente opposta a quella indicata dai genitori o da altri adulti significativi. "La perdita del senso d'identità è spesso denunciata da una ostilità sprezzante e superba nei confronti del ruolo proposto come adeguato e desiderabile dalla propria famiglia o dalla comunità immediatamente circostante. Tale ruolo - sia esso la mascolinità o la femminilità, la nazionalità o l'appartenenza di classe o status, ecc... - può diventare in tutto o in parte il bersaglio privilegiato dell'acido disprezzo dell'adolescente".
La formazione dell'identità durante l'adolescenza chiarisce l'orientamento allo sviluppo di tutte le fasi precedenti del ciclo di vita e costituisce la base per gli sviluppi successivi della personalità. Naturalmente, con Erikson si delineano in modo abbastanza preciso i contorni di un progetto di ricerca sui temi dell'adolescenza e dell'identità, ma successivi ed ulteriori studi non possono che valorizzare, anche criticando, limiti e pregi dell'impostazione di questo autore in un cammino di precisazione e approfondimento scientifico.

"Il processo di costruzione dell'identità - secondo Marcia J.E. (psicologo empirico, fortemente influenzato dal modello di Erikson) - inizia nel momento in cui i cambiamenti biologici, cognitivi, culturali e sociopsicologici caratterizzanti l'inizio dell'adolescenza costituiscono l'evento critico che obbliga il soggetto che cresce ad abbandonare gli equilibri infantili e a cercarne di nuovi". Egli considera l'adolescenza come un periodo in cui i giovani esprimono una crisi d'identità, che risolvono facendo scelte impegnative per il proprio futuro in una molteplicità di ambiti. "La crisi" e "l'impegno" sono i due processi cruciali per lo sviluppo dell'identità. "La crisi" (o meglio "l'esplorazione") riguarda come e quanto l'individuo ha indagato e sperimentato credenze e direzioni di crescita diverse. "L'impegno" si riferisce alla scelta di una tra le varie alternative che il soggetto percepisce disponibili nei diversi ambiti vitali. Sulla base di queste due categorie interdipendenti, Marcia individua quattro stati dell'identità: acquisizione dell'identità, moratorium, blocco dell'identità e diffusione. Chi ha "acquisito l'identità" ha messo in atto un'esplorazione significativa delle alternative presenti in diversi ambiti vitali e ha assunto, in essi, impegni seri. Chi si trova nello stato definito moratorium è ancora nella fase esplorativa, gli impegni non sono ancora assunti in modo fermo, ma è presente uno sforzo rilevante per giungere a un tale punto. Chi è in una condizione di "blocco dell'identità" è fortemente impegnato in determinati ambiti (per esempio quello professionale, politico o religioso), ma è giunto ad impegnarsi senza mettere in atto nessuna esplorazione delle alternative disponibili; come se avesse mantenuto, senza metterli in discussione, le identificazioni ed i valori della sua fanciullezza. Chi, infine, si trova nello stato di "diffusione dell'identità", ha messo in atto vari tentativi di esplorazione, ma comportandosi sempre in modo superficiale e manifestando la mancanza quasi assoluta di impegno.

Coleman, altro autore fondamentale per gli studi sull'adolescenza, considera equivalenti il concetto di identità e l'espressione "concetto di sé" che ingloba la nozione di "immagine di sé" (cioè la descrizione di sé fornita dall'individuo) e di "stima di sé" (la valutazione che l'individuo da di sé). Per quanto riguarda lo sviluppo del concetto di sé, l'adolescenza è considerata una fase sia di cambiamento sia di consolidamento. Le principali trasformazioni connesse allo sviluppo fisico portano con sé un cambiamento della propria immagine fisica e quindi nel sentimento di sé, come pure la crescita intelletuale dell'adolescente rende possibile un concetto di sé più complesso e sofisticato. Infine, lo sviluppo del concetto di sé è anche un plausibile effetto dell'accresciuta indipendenza emotiva e dell'avvicinarsi di decisioni fondamentali relative all'occupazione, ai valori, al comportamento sessuale, alla scelta degli amici. Il concetto di sé rimane un fenomeno complesso e non facile da indagare, sul quale si moltiplicano le ipotesi di ricerca non ultima l'idea, di distinguere un sé attuale (ciò che si è) e un sé futuro (ciò che si sarà)..

Un ultimo filone di proposte interpretative che vorrei segnalare e che creano un ponte tra la tradizione di ricerca ispirata da Erikson e quella di Coleman fa riferimento agli studiosi Bosma e Jackson, i quali indicano che per indagare il processo di costruzione dell'identità negli adolescenti occorre studiare come questi "fanno fronte" ai diversi compiti di sviluppo che incontrano nella loro esperienza concreta. Sono le esplorazioni ripetute e frequenti che permettono al soggetto di fare delle scelte  e che permettono di precisare e arricchire il proprio concetto di sé e di metterlo in rapporto con i grandi temi della condizione umana.

La complessità e le innumerevoli conseguenze del processo di evoluzione e di costruzione dell'identità non permettono di affrontare e risolvere completamente il tema in questa sede, dove ho tuttavia tentato di presentare in modo rigoroso alcune linee guida seguite dalla ricerca scientifica nello studio del fenomeno.

Bibliografia essenziale
Coleman J.C. e Hendry L., La natura dell'adolescenza, Il Mulino, Bologna 1992.
Erikson E.H., Gioventù e crisi d'identità, Armando, Roma 1974
Palmonari ed Altri, Psicologia dell'adolescenza, Il Mulino, Bologna 1997
Petter G., Problemi psicologici della preadolescenza e dell'adolescenza, La Nuova Italia, Firenze 1990

© AF, ottobre 2006


L’adolescenza e i compiti di sviluppo

E' Havighurst nel 1953 a precisare e utilizzare ampiamente la nozione di compiti di sviluppo. "I compiti che l'individuo deve affrontare, ossia i compiti di sviluppo della vita, sono il presupposto di una crescita sana e soddisfacente. [...] Un compito di sviluppo è un compito che si presenta in un determinato periodo della vita di un individuo e la cui buona risoluzione conduce alla felicità e al successo nell'affrontare i problemi successi, mentre il fallimento di fronte ad esso conduce all'infelicità, alla disapprovazione da parte della società e a difficoltà di fronte ai compiti che si presentano in seguito". Egli individua dieci compiti di sviluppo che si manifestano specificatamente nell'adolescenza, ove la ricerca dell'indipendenza è l'elemento costante e specifico:
·     instaurare relazioni nuove e più mature con coetanei di entrambi i sessi
·     acquisire un ruolo sociale maschile o femminile
·     accettare il proprio corpo ed usarlo in modo efficace
·     conseguire indipendenza emotiva da genitori e altri adulti
·     raggiungere la sicurezza di indipendenza economica
·     orientarsi verso e prepararsi per una occupazione o una professione
·     prepararsi al matrimonio e alla vita familiare
·     sviluppare competenze intellettuali e conoscenze necessarie per la competenza civica
·     desiderare ed acquisire un comportamento socialmente responsabile
·     acquisire un sistema di valori e una coscienza etica come guida al proprio comportamento.

Diversi ricercatori hanno tentato di mettere a punto altre liste dei compiti di sviluppo degli adolescenti di oggi, ma ognuna di essa è inevitabilmente legata al momento storico in cui viene compilata.

Un'altra idea che costituisce un modello proficuo per analizzare la situazione di vita degli adolescenti è la classificazione dei compiti di sviluppo riferita a quelli che gli autori Palmonari, Kirchler e Pombeni considerano i fenomeni universali (cioè che si presentano indistintamente da cultura e società) dell'adolescenza: compiti di sviluppo in rapporto con l'esperienza della pubertà ed il risveglio delle pulsioni, in rapporto con l'allargamento degli interessi personali e sociali e con l'acquisizione del pensiero ipotetico-deduttivo e in rapporto con la problematicità dell'identità (o della riorganizzazione del concetto di sé).


Le strategie di coping

Il concetto di "far fronte" sottolinea quanto l'adolescente partecipi e debba investire di sé per costruire la propria identità nella ricerca di una soluzione ai compiti di sviluppo che incontra.
L'adolescente attiva particolari strategie di fronteggiamento (anche dette di coping) per affrontare e risolvere situazioni ritenute problematiche. Alcune modalità di far fronte sono centrate sul problema o sulla soluzione (egli cioè analizza la situazione per trovare soluzioni, ricerca informazioni, chiede aiuto a supporti sociali esterni, organizza una risposta consapevole) altre sono di tipo emozionale (egli cioè nega o minimizza il problema anche per conservare la stima di sé, esprime rabbia verso qualcuno, si rifugia nella fantasia, ecc...). Vari sono i fattori che influiscono sulla scelta dell'una o dell'altra modalità di coping, come per esempio il ritenere che ci sia una possibilità di soluzione, il considerarsi in grado di far fronte alla situazione, l'avere fiducia nelle proprie capacità, ecc... Ecco, allora, che possono distinguersi forme dalle meno adattive alle più adattive quali: abbandono e disperazione, fuga, reazioni centrate sull'emozione, strategie d'azione mediate dagli altri e strategie d'azione finalizzate al risultato.
Newman nel 1979, ha messo in relazione le modalità di far fronte ai compiti di sviluppo nell'adolescenza con la formazione dell'identità elaborando alcune ipotesi molto interessanti:
·     l'adolescenza può essere un periodo in cui si consolida uno stile personale di coping
·     lo stile di vita nella fase post-adolescenziale sembra fortemente in rapporto con le competenze, le aspirazioni e le scelte di vita sviluppate nell'adolescenza
·     il fatto che la maturazione di una persona continui o meno nel periodo adulto della sua vita può essere in rapporto con la sua capacità di sperimentare e di far fronte ai conflitti nell'adolescenza.


© AF, ottobre 2006

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