Migliorare la qualità della formazione professionale iniziale attraverso lo studio e la messa a punto di un nuovo modello formativo, è questo l'obiettivo del progetto Yothstart-Janus 1 e 2, promosso dalla Regione Emilia Romagna.
Il progetto articolato in tre momenti: ricerca e definizione del modello, formazione formatori, sperimentazioni ed elaborazione del modello è ora giunto alla fase di realizzazione delle sperimentazioni. Partendo da quanto realizzato in Italia e all'estero, dalla letteratura scientifica disponibile e da elementi empirici derivanti da indagini sul campo si è cercato di realizzare un nuovo modello nel contempo efficace e fortemente innovativo. Un modello capace di determinare una svolta nella formazione iniziale superando alcuni dei problemi derivanti dalle esperienze precedenti, connessi sia alle caratteristiche particolari degli utenti sia alla più generale evoluzione del tessuto socioculturale ove essi si trovano a vivere e alle numerose trasformazioni del mondo del lavoro.Ho intervistato Daniele Callini, coordinatore del progetto Janus 2, che realizzerà e verificherà le sperimentazioni del nuovo modello di formazione professionale, elaborato in ambito di Janus 1, nonché la sua efficacia formativa e la sua ingegnerizzazione e diffusione.
Da cosa nasce la necessità di un nuovo modello di formazione professionale iniziale?
L'esigenza prioritaria di un nuovo modello di formazione iniziale nasce dalla necessità di offrire una molteplicità di azioni formative sempre più efficaci, rivolte ad un'area giovanile sempre più problematica. L'utenza dei corsi di F.I. (formazione iniziale o di base, ossia quei corsi di formazione professionale rivolti ai giovani che hanno assolto l’obbligo scolastico) generalmente presenta modesti livelli di istruzione di base, carenza di motivazioni ad apprendere, limitate risorse personali o è stata esclusa dal sistema scolastico superiore o ha sperimentato la difficoltà di un impatto precoce con il mondo del lavoro.
Quindi l'obiettivo è di rinnovare la capacità di rispondere a una pluralità di motivi, aspirazioni, competenze iniziali di giovani che conclude la scuola dell'obbligo senza intenzione di procedere negli studi, o che vuole rientrare nei percorsi di istruzione superiore dopo un'esperienza nella formazione professionale o inserirsi da subito nel mondo del lavoro.
Occorre inoltre cambiare la diffusa visione culturale che percepisce la formazione professionale iniziale come una serie di interventi mirati a trasmettere conoscenze tecniche ed abilità pratiche per esercitare un mestiere e come scuola più facile per giovani meno disposti alla fatica dello studio e che in modi diversi si trovano in situazione di disagio educativo. Nell'immaginario collettivo si è oramai sviluppata la convinzione che, nel ventaglio delle scelte possibili per i giovani, la formazione professionale rappresenta una seconda scelta, nel senso negativo del termine, quasi un'ultima spiaggia a cui aggrapparsi per necessità. Dopo la scuola dell'obbligo, nel caso in cui risultino difficilmente praticabili le altre opportunità (liceo, istituto tecnico, ecc...), le famiglie sono portate a scegliere la formazione professionale e a viverla quindi, come una resa.
Quali sono le caratteristiche principali del nuovo modello di formazione?
Il nuovo modello dovrebbe saper adattare la proposta formativa alla individualità degli allievi, in base alle conoscenze e al passato educativo degli stessi. Dovrebbe progettare percorsi formativi differenti l'uno dagli altri in termini di durata temporale, obiettivi finali, alternanza delle fasi d'apprendimento, totalità dei contenuti da sviluppare fino al raggiungimento delle medesime competenze e della qualifica professionale.Quindi l'obiettivo principale è quello di poter incontrare in modo più flessibile le esigenze, gli scopi, i bisogni e le competenze degli allievi, senza dover proporre loro un percorso formativo valido per tutti e che sia indipendente dalle condizioni di partenza di ognuno.
Una seconda caratteristica è quella di focalizzare l'attenzione non più sui saperi disciplinari, ma sulle competenze necessarie per lo sviluppo della persona e per il suo inserimento professionale. L'allievo così diviene l'elemento centrale del processo formativo e rilevante diventa riconoscere e valorizzare le competenze e le abilità (pratiche, linguistiche, informatiche, relazionali, ecc...) possedute da ogni singolo utente e, allo stesso tempo, individuare i deficit, le abilità non ancora, o solo parzialmente, sviluppate che necessitano particolare attenzione per il loro sviluppo.
Una terza caratteristica è "l'attenzione all'allievo" nel senso di una maggiore responsabilizzazione e coinvolgimento dell'utente nei confronti del suo percorso formativo e del raggiungimento del risultato finale previsto. Cioè bisogna assumere la prospettiva che l'utente, anche quando è molto giovane o apparentemente sprovveduto, è in realtà una persona in grado di ragionare, che frequenta il Centro per una sua libera scelta e che nessuno lo obbliga a restarvi. Egli è lì per mettersi in condizioni personali e professionali di inserirsi nel mondo del lavoro, di fare qualcosa che può essere utile ed anche piacevole per lui, e quindi risulta opportuno attribuirgli adeguati livelli di responsabilità per le proprie scelte e decisioni. Occorre far crescere nel giovane una motivazione e una fiducia in se stesso e nelle proprie possibilità facendogli intravedere delle mete che possano stimolare la sua curiosità e il suo desiderio ad apprendere.
Se questa centralità dell'allievo si realizza nella progettazione individuale del suo percorso formativo, ne discende che lo stesso obiettivo formativo può essere raggiunto attraverso differenti modalità, tempi, contenuti ecc.... Si può diventare, ad esempio, "Cuochi" attraverso differenti percorsi che tengano conto delle caratteristiche di personalità, delle competenze e deficit dei vari allievi e delle loro modalità e tempi d'apprendimento. In questo senso assumere per tutti che lo scopo immediato è dato dall'acquisizione di certe competenze tecniche o di certe conoscenze teoriche secondo un calendario anche razionale, ma predefinito a tavolino, può costituire un grave errore in quanto rappresenterebbe una risposta standard ed intempestiva rispetto a bisogni che debbono ancora esplicitarsi e definirsi in un concreto progetto elaborato e sentito come proprio da parte dell'interessato.
La rottura dello schema classe in quanto gruppo istituzionalizzato e con forti caratteristiche di tipo scolastico è la quarta novità del nuovo modello di formazione iniziale. Il gruppo di 15 o 18 giovani che hanno il medesimo obiettivo formativo generale potrà essere composto da persone con progetti formativi differenti, che prevedono una diversa articolazione dei contenuti, della partecipazione ai laboratori, della durata dello stage, ecc... Bisogna cioè prendere atto che ognuno ha una propria esperienza, e che questa può determinare per alcuni percorsi più lenti e per altri più veloci.
Quindi l'ultimo elemento innovativo concerne i percorsi in alternanza. Essi hanno un ruolo decisivo in quanto rappresentano per i giovani un elemento di effetiva diversità rispetto alle precedenti forme scolastiche d'apprendimento. L'impatto con l'esperienza lavorativa ha un indubbio rilievo psicosociale e rappresenta un'opportunità spesso utilizzata dai giovani per ricominciare il loro iter sociale, ricavando risultati positivi rispetto al passato.
Il nuovo modello di formazione implica sicuramente ripercussioni oltre che sul piano metodologico e didattico del servizio formativo anche su quello organizzativo, può chiarirci quali sono le novità sostanziali?
Elemento importante per avviare il rapporto tra il Centro e l'allievo è la negoziazione di un contratto formativo. Il coinvolgimento attivo dell'utente viene sottolineato sin dall'inizio con il suo impegno a definire il proprio progetto formativo. L'adolescente in genere è aprogettuale, spesso rimanda la definizione di obiettivi di vita occorre coinvolgerlo e responsabilizzarlo primariamente sul proprio progetto formativo. Si tratta in altre parole di un'assunzione di responsabilità per il percorso da seguire al fine di realizzare il proprio progetto e conseguire gli scopi desiderati.Il contratto prevede per entrambi, Centro ed allievo, diritti e doveri. Deve essere chiaro ciò che il Centro si aspetta dagli utenti per poter garantire loro il raggiungimento degli obiettivi didattici. In particolare, la partecipazione attiva dell'utente all'attività del Centro, il rispetto delle regole del Centro e della vita di gruppo, il coinvolgimento degli utenti nella organizzazione della vita didattica sono requisiti essenziali da condividere all'atto di un impegno iniziale e reciproco tra i contraenti.
Le acquisizioni e gli apprendimenti degli allievi devono esser misurati in termini di competenze e di abilità, cioè di "cosa sa fare e cosa ha acquisito" e non solamente di conoscenze teoriche, cioè "cosa sa", o di semplice partecipazione, "ha frequentato un corso di X ore". E' importante perciò non focalizzarsi esclusivamente sui saperi disciplinari, ma sulle competenze necessarie per lo svolgimento delle attività e lo sviluppo e l'inserimento lavorativo dell'utente. In questo modo è possibile valorizzare quello che lo studente ha maturato fino a prima del contatto con il Centro, come pure altre esperienze fatte anche informalmente o altre abilità, apprese in contesti differenti, che possono risultare trasferibili al contesto lavorativo o formativo.
Essendo gli apprendimenti tradotti in competenze e perciò in compiti che l'utente sa o non sa risolvere, o in abilità che sa o non sa mettere in atto, il problema della misurazione degli apprendimenti porta non solo alle modalità di valutazione dei docenti, ma anche alla possibilità di autovalutazione da parte degli stessi allievi. Cioè anche l'utente diventa capace di autovalutare le proprie competenze.
Personalizzare il percorso formativo, focalizzarsi sulle competenze e stimolare l'autovalutazione può portare a constatare che per raggiungere gli obiettivi, o le competenze che ci si è prefissato, è necessario soffermarsi più di quanto previsto su alcune specifiche attività, contenuti, abilità, ecc... o di ritornare su alcune di esse per consolidarne l'apprendimento. Deve quindi essere possibile personalizzare il percorso formativo in rapporto ai ritmi d'apprendimento e ciò implica che un giovane possa recuperare le lacune di cui è diventato consapevole durante le normali ore di lavoro o prolungare il suo stage in azienda se ha verificato di non aver raggiunto le abilità necessarie per assolvere i compiti e gli apprendimenti previsti dal periodo formativo dello stage.
Inoltre il nuovo modello di F.I. considera molto importante gli aspetti della vita sociale interna e le opportunità di integrazione sociale. La vita sociale informale in un Centro di formazione è stata sempre considerata secondaria o come elemento di potenziale ostacolo all'andamento ordinato delle attività principali, in realtà si sa bene che gli aspetti di relazione sociale hanno un rilievo notevole per lo sviluppo e la maturazione delle persone soprattutto in età adolescenziale.
Quali sono i tempi di realizzazione del nuovo modello di F.I.?
Sono già state sviluppate esperienze o avviate sperimentazioni, nel passato, ma mai o quasi mai in modo strutturato, sistematico, documentato e diffuso, occorre cominciare a farlo. Le prime sperimentazioni legate al progetto Janus 2 sono iniziate appena un mese fa e si concluderanno in dicembre del 1999. Rimane molto ancora da fare affinché possa diventare operativo il nuovo modello, anche se la nostra Regione è all'avaguardia su questi temi e di riferimento per questo progetto.
Occorre realizzare la piena trasformazione organizzativa dei Centri, dei processi di realizzazione degli interventi, del sistema di pianificazione e governo dell'attività formativa. Occorre garantire un'efficace e diffusa formazione dei formatori e di tutte le figure professionali coinvolte nella realizzazione dei corsi. E' inoltre necessario la modificazione, da parte dell'Ente finanziatore, del sistema di allocazione e gestione delle risorse economiche: ossia i bandi, e i formulari per la progettazione, le procedure di realizzazione degli interventi formativi e il sistema di rendicontazione.
© AF, marzo 1999
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