sabato 29 novembre 2008

C'è vita nell'universo?


C’è vita nell’Universo? Esistono davvero gli extraterrestri? Se si, dove sono? Perché non si mettono in contatto con noi? Hanno una organizzazione anatomica e biologica come quella dell’essere umano? ….


Domande che affascinano e scatenano la fantasia di ognuno di noi, ma alle quali occorre accostarsi con grande rigore scientifico e sensibilità intellettuale considerate le enormi conseguenze umane, filosofiche e teologiche che ogni ipotesi e probabile soluzione può determinare.
C’è possibilità di vita nello spazio o meglio possono esistere le condizioni affinché la vita si sviluppi e quindi l’eventualità che qualche pianeta, in spazi non lontani dalla nostra stessa galassia, sia abitato da altri esseri dotati di vita e forse di coscienza ed intelligenza. E’ questa una ipotesi sempre più realistica e sulla quale il mondo scientifico ha sempre meno dubbi.
Da un punto di vista statistico astronomico, basandoci su dati che possediamo, possiamo supporre che dei cento miliardi di stelle che si trovano nella nostra galassia circa trenta miliardi abbiano le caratteristiche simili a quelle del Sole. Di queste almeno mezzo miliardo di stelle hanno un pianeta delle dimensioni della Terra e che ruota alla giusta distanza e sul quale quindi si hanno le medesime condizioni chimico-fisiche del globo terrestre. E ci siamo limitati a cercare nella nostra galassia. Nell’Universo ci sono cento miliardi di galassie.
Sono operanti programmi di ricerca e progetti, soprattutto negli Stati Uniti d’America, finalizzati alla scoperta di altre forme di vita nel cosmo, dai quali potremmo presto ottenere importanti risultati e trasformare un discorso statistico in un dato reale.
Assai più irrisolvibili - per il momento – sono le domande su come potrebbero essere i nostri fratelli dello spazio: forme di vita inimmaginabili o qualcosa che come nella fantascienza o come nel recente clamoroso caso di Roswell (quasi certamente un falso giornalistico) somigli alla nostra struttura anatomica e biologica?

Non siamo soli nell’universo e prima o poi avremo le prove che la vita non esiste solo su questo piccolo pianeta, collocato su un ramo periferico di una delle cento miliardi di galassie che popolano l’Universo visibile. Molteplici e forse per taluni aspetti inquietanti saranno le conseguenze sulle concezioni filosofiche e scientifiche, faticosamente elaborate dall’umanità terrestre nel corso dei secoli. Naturalmente la scoperta di altri esseri razionali nel cosmo coinvolgerebbe nella crisi anche le grandi religioni storiche, almeno nella loro forma attuale.

La scienza di questi ultimi secoli, inoltre, è venuta a sconvolgere tutte le idee che gli uomini si erano fatte sul destino del mondo. La fisica newtoniana ha dimostrato che i corpi cosmici obbediscono nei loro movimenti a leggi precise, nello stesso tempo Copernico riportava verso dimensioni più giuste il posto della nostra Terra nell’immensità dell’Universo. La fisica einsteiniana, al principio del secolo, ha ripreso precisandole, le teorie evoluzionistiche del mondo biologico, dimostrando che erano valide per l’Universo intero: l’Universo ha una data di nascita, si è evoluto a partire da uno stato iniziale e tenendo conto delle leggi fisiche che conosciamo si può cercare di prevedere ciò che diverrà nel futuro.
Questa rivoluzione non appare assolutamente soddisfacente per quanto riguarda il destino dell’uomo.

“Che l’uomo terrestre sia o no, nell’Universo, il solo della sua specie, che abbia o no fratelli lontani e disseminati nello spazio, non ne risulta per lui nessuna differenza nel modo di guardare al proprio destino: atomo insignificante perduto nel cosmo, egli sa che la sua febbrile attività non è altro che un piccolo fenomeno locale, effimero, senza significato e senza scopo. […]. Poco a poco che la piccola stella che ci serve da Sole perderà la sua forma illuminante e calorifica ogni forma di vita cesserà di esistere sulla Terra che continuerà a ruotare senza fine negli spazi senza confini. In questo minuscolo angolo dell’Universo sarà annullata per sempre l’avventura del protoplasma, avventura che forse già si è annullata su altri mondi, avventura che forse si rinnoverà su altri mondi. E ovunque sostenuta dalla medesime illusioni creatrici dei medesimi tormenti, ovunque così assurda, così vana, così necessariamente votata fin dal principio al fallimento finale ed alle tenebre infinite” (Jean Rostand, Pensieri di un biologo).

Una concezione del destino dell’uomo definitivamente pessimista, basata sulla versione scientifica del destino del mondo e alla quale l’atteggiamento religioso contrappone una visione decisamente più ottimista.

“Se il mondo (e  l’uomo) non è altro che ciò che sembra essere, al punto in cui l’hanno portato la scienza e la filosofia scientifica di questo tempo, esso è assurdo per la ragione e rivoltante per il cuore […]” (Ren Grousset, Bilancio della storia). L’uomo del nostro secolo, diviso così tra il cuore e la ragione non si trova più a suo agio, non sa più dove la vita lo porti, dubita della sua ragione di essere e del suo destino. La scienza ha voluto dimostrare all’uomo la superiorità del sapere sul credere e ci è riuscita benissimo almeno in larga misura. Ma ha lasciato un gran vuoto nel cuore dell’uomo distruggendo in una volta sola la maggior parte delle sue credenze religiose che costituivano l’asse intorno al quale l’uomo avvolgeva il suo destino.  

“La nostra epoca si trova nella necessità di riconciliare il sapere con il credere, di tentare di armonizzare questi due aspetti della personalità dell’uomo, poiché un sapere che si sforza di schiacciare il credere non è un buon sapere” così scriveva nel 1967 Jean E. Charon, astronomo e fisico teorico di fama mondiale. Gli ultimi anni hanno visto disegnarsi i primi contorni di una armonizzazione tra la scienza e la religione così come auspicava Charon. Questo si è manifestato dapprima come uno sforzo delle diverse religioni, per perdere il loro carattere troppo statico, per far evolvere i loro dogmi e le loro strutture, tenendo conto dei nuovi metodi di pensiero che la scienza faceva nascere con il suo progresso. Ma anche il contrario è ugualmente vero. I risultati della scienza moderna, molto curiosamente e molto spontaneamente, vengono a sostenere nei diversi campi l’atteggiamento religioso.
La stessa attuale ricerca degli alieni e di forme di vita intelligente fuori dal nostro sistema solare, è intessuta da un bisogno di religiosità, colorata dal desiderio di rapporto e di confronto con il divino e con gli aspetti misteriosi della vita.


© AF, novembre 1995

1 commento:

  1. Caro Antonio, che bella storia umana è la tua. La tua ricchezza, umanità, professionalità e spero Fede, ti fanno vicino a I CARE TARANTO, poichè ammiri dei maestri che per noi rimangono fari nella notte. Don Milani, don Zeno, ...
    Un abbraccio, I CARE TARANTO.

    21:43, 29 novembre, 2008

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